Alberto II di Monaco

Alberto II di Monaco
attuale Duca di Mazzarino

martedì 22 settembre 2009

DA UNO STUDIO DELLA PROF.SSA LOREDANA RIGGI, SCOPERTO UN NUOVO MISTERO LA PRONIPOTE DEL CARDINALE MAZZARINO, DIVENNE REGINA D'INGHILTERRA


APERTA UNA CAUSA DI BEATIFICAZIONE A CARICO DI MARIA BEATRICE D’ESTE REGINA D’INGHILTERRA E NIPOTE DEL CARDINALE MAZZARINO.
UN MOTIVO D’ORGOGLIO PER OGNI ITALIANO E UN ESEMPIO PER TUTTI I CATTOLICI

Il suo ricordo merita di essere richiamato e portato come nobilissimo esempio non tanto per il popolo inglese, ma per tutti i cattolici, quale insigne paladina della Fede Cattolica.
Oggi scarsamente ricordata nella città, che le aveva dato i natali, nel 1658, Maria Beatrice Eleanor Anne Margaret Isabella D’Este, figlia del duca Alfonso IV e di Laura Martinozzi (una delle celebri “mazzarinettes“, le chiacchierate nipoti del cardinale Mazzarino) fu regina d’Inghilterra, assieme al consorte Giacomo II Stuart, proprio in quel periodo storico in cui andava affermandosi il modello dello stato rappresentativo, a scapito della monarchia assoluta di diritto divino.
I documenti consultati dalla Prof. Loredana Riggi (docente di Lingua Inglese presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania) che dopo aver condotto un accurato studio oggi appoggia la causa di beatificazione della sovrana, hanno confermato «che il padre del cardinale fu Pietro Mazzarino, un nobile di sicura origine siciliana », notaio ed intendente di casa Colonna. Filadelfo Mugnos fa derivare lo stipite dei Mazzarino dalla Reale Casa Normanna di Sicilia sempre vissuti col dominio della terra di Mazzarino. La famiglia Mazzarino «ebbe sicura origine negli anni intorno al 1250 nell’omonima città siciliana», con Giovanni Mongialino (1287), eroe del Vespro Siciliano, diretto discendente del conte Enrico di Lombardia, il quale, dopo essere stato espulso da Mazzarino con la sua famiglia, per “grazia” concessa da Maria Santissima del Mazzaro, ritorna in città, si appropria dei propri possedimenti ed adotta il nuovo cognome di “Mazzarino”, divenendo capostipite della famiglia siciliana “dei Mazzarino”, che «circa tra secoli dopo diede i natali al cardinale Giulio Raimondo Mazzarino
Cresciuta ed educata nella piccola ma raffinata corte modenese, Maria Beatrice assimilò l’amore per la cultura di ascendenza umanistica, ma anche il rigorismo cattolico.Poco più che bambina, Maria Beatrice aveva espresso la volontà di seguire la sua sincera vocazione religiosa e di prendere i voti, per potere essere ammessa al Convento della Visitazione, edificato per volontà materna nei giardini del palazzo ducale, quando, appena quattordicenne, venne proiettata nello scenario internazionale, attraverso quel peculiare aspetto della politica seicentesca, rappresentato dalle alleanze matrimoniali, che obbedivano sempre a criteri di opportunità diplomatica, e che sottendevano logiche di prestigio.
Luigi XIV, il “Re Sole“, appoggiato da papa Clemente X che le indirizzò un breve, nel quale la esortava ad accettare la proposta di matrimonio dello Stuart, essendo una coppia di sovrani cattolici, uno strumento ideale per contrastare la religione riformata, all’epoca trionfante in Inghilterra, per ragioni politiche voleva favorire il ritorno del Cattolicesimo in Inghilterra e pensò quindi di ottenere ciò anche facendo sposare al principe di York, Giacomo II Stuart, che era cattolico, una principessa cattolica. All’epoca in Inghilterra regnava Carlo II, ormai vecchio e senza figli, alla cui morte il trono sarebbe dovuto passare al fratello Giacomo II, quarantenne, vedovo e con due figlie femmine.
Luigi XIV voleva una donna di nobile e antico casato, cattolica, devota ed osservante, che risultasse gradita al duca di York e gli assicurasse una numerosa prole ed altrettanto numerosa discendenza. La scelta cadde su Maria Beatrice che, già votata a farsi suora, non ne voleva però sapere. La madre inizialmente l’appoggiò, ma ormai tutto era deciso e a risolvere la questione fu l’intervento del papa, che fece sapere a Maria Beatrice che sarebbe stato più meritorio e utile per la Chiesa cattolica sposare il futuro re d’Inghilterra piuttosto che entrare in convento. Maria Beatrice acconsentì al volere del papa.
Il 30 settembre 1673, a Modena, il quarantenne Giacomo II sposò per procura la quindicenne principessa d’Este, senza sfarzo e festeggiamenti, quasi in segreto. Qualche giorno dopo la madre, che era reggente del ducato per il figlio tredicenne, Francesco II, partì con la sorella per Londra, accompagnata dallo zio, il cardinale Rinaldo, e dagli ambasciatori, facendo tappa a Parigi dove fu ospite alla corte del Re Sole. La sosta a Parigi doveva essere breve ma si prolungò per diverso tempo poiché il parlamento inglese temendo il pericolo di un ritorno al cattolicesimo favorito da quel matrimonio stentava a concederle il permesso d’entrata, in ragione del suo essere cattolica, circostanza che la rendeva poco gradita, se non addirittura invisa. Dopo estenuanti e accesi dibattiti, infine, la riserva venne sciolta e la duchessa di York poté approdare a Dover nel Dicembre di quel medesimo anno, per conoscere il marito. Il primo incontro tra i due coniugi non avvenne sotto i migliori auspici e parve confermare coloro che avevano espresso dubbi circa l’opportunità dell’unione: se Giacomo rimase colpito dalla grazia adolescenziale e dall’eleganza innata di Maria Beatrice, l’impressione positiva non poté dirsi reciproca, per lei che, giovanissima si ritrovò sposata ad un uomo assai poco avvenente e per nulla brillante, oltre che di ben venticinque anni più vecchio. Dopo essere stati ammessi e presentati a corte, dove un banchetto venne offerto in loro onore, i duchi di York presero alloggio nel palazzo di St. James, che, edificato per volere di Enrico VIII, all’interno del parco omonimo, era già stato residenza di reali, ma che rispetto al livello qualitativo consueto nell’architettura italiana della seconda metà del Seicento risultava austero e spoglio.
Pertanto, la duchessa si circondò di pittori, scultori e arredatori allo scopo ingentilire la nuova dimora, operazione nella quale dimostrava di possedere un’attenzione per l’estetica, tutta italiana, che la qualificava quale degna discendente della casa d’Este, che aveva dato i natali a molti e celebrati mecenati e cultori delle arti. Seguendo la consuetudine dell’epoca per quanto concerneva i dibattiti intellettuali, Maria Beatrice a palazzo St. James animò un salotto letterario, in cui persone legate da affinità sociali e culturali si incontravano sistematicamente per discutere di poesia, filosofia ed arte, finendo per dar vita ad una sorta di circolo informale, che favoriva le circolazione delle idee e degli orientamenti più innovativi del pensiero. Intelligente e colta, dolce e al contempo volitiva, la duchessa di York si adoperò in ogni modo per guadagnarsi la benevolenza della nuova famiglia, facendo ricorso alle proprie capacità di ambientazione: si adattò rapidamente alle abitudini di palazzo, imparò un inglese impeccabile, si mostrò sempre allegra e compiacente, discreta ed affettuosa anche con coloro che erano prevenuti nei suoi confronti.
Riuscì a stabilire un’ottima intesa col sovrano Carlo II e tentò con minore successo di entrare nelle grazie di sua moglie Caterina di Braganza e delle figlie di primo letto di Giacomo, Maria e Anna, per le quali ebbe sempre la tenerezza e le attenzioni di una madre. Anche il rapporto con il marito andava migliorando, l’affetto che questi le dimostrava l’avevano col tempo aiutata a superare la repulsione iniziale ed in lui aveva scoperto ed imparato ad apprezzare qualità quali la tenacia, il coraggio e l’abnegazione assoluta nel perseguire la realizzazione dei propri ideali.
Nel Gennaio 1675 nacque la prima figlia dei duchi di York, Caterina Laura, battezzata secondo il rito cattolico e il giorno seguente secondo quello anglicano, purtroppo solo dieci mesi più tardi la piccola moriva, assalita da improvvise e violente convulsioni.Fino alla morte di Carlo II nel 1685 la vita a corte per Maria Beatrice fu durissima per il disprezzo dei cortigiani che la chiamavano “la figlia del papa” o “la papista“, (alcuni rumors diffusero la voce che fosse un’agente del papa Clemente X) e le calunniarono anche, le infedeltà del marito che continuò la sua vita libertina, e la morte di quattro dei sei figli avuti dal matrimonio (un settimo si aggiungerà più tardi).
Alla morte di Carlo II e all’ascesa al trono di Giacomo II, il comportamento del marito cambiò e fra i due si stabilì un rapporto più affettuoso, grazie soprattutto al carattere mite della nuova regina. Non cambiò invece il rapporto coi protestanti che non potevano accettare un re e una regina cattolici.
Di fronte al pericolo insito nel perpetuarsi di una dinastia cattolica e assolutistica, le divergenze tra le fazioni parlamentari si appianarono, ed anche coloro che erano contrari, in linea di principio, a turbare l’ordine tradizionale della successione, con un intervento lesivo delle prerogative regie, mutarono la loro posizione e rivolsero un appello a Guglielmo d’Orange, poiché si recasse in Inghilterra. L’invito non giungeva inatteso: Stadthouder d’Olanda e marito di Maria Stuart, figlia maggiore di Giacomo, Guglielmo, che in precedenza era ricorso ad ogni mezzo per accreditarsi quale campione del protestantesimo, aveva già apprestato una flotta di 15.000 uomini, coi quali si accingeva a sbarcare sulle coste inglesi.
Nel febbraio del 1689 Guglielmo e Maria furono proclamati sovrani d’Inghilterra, ma prima di poter essere incoronati ufficialmente si impegnarono con una promessa solenne ad osservare la Dichiarazione dei diritti, un corpus di leggi che condannavano i tentativi di Giacomo II di sovvertire e distruggere la religione protestante, fornivano un fondamento giuridico ai poteri del parlamento e riaffermavano le tradizionali libertà del paese. Col loro giuramento, Guglielmo e Maria posero termine alla storia degli Stuart
Ne scaturì la gloriosa rivoluzione, la cacciata degli Stuart Maria Beatrice e Giacomo II furono costretti all’esilio e si stabilirono a St. Germain en Laye, presso Parigi. Maria Beatrice anche nell’esilio tenne un comportamento regale e nelle lettere ai parenti e governanti si firmò sempre secondo l’uso, ancora oggi praticato dalla regina Elisabetta di far seguire al nome la R maiuscola iniziale del termine latino regina.
Incoraggiò e appoggiò il proposito del marito di ritornare sul trono, instaurare il cattolicesimo e stabilire l’assolutismo monarchico. Alla morte di Giacomo II nel 1701 assunse la reggenza per il figlio Giacomo Francesco Edoardo cui il Re Sole riconobbe il titolo di “Giacomo III“: Maria Beatrice difese strenuamente i diritti del figlio e lo spronò a continuare l’azione, ormai anacronistica, del padre volta a riportare uno Stuart sul trono d’Inghilterra, convinta di essere portatrice di una missione divina.
A Giacomo III fu offerto il trono a condizione che, anche solo formalmente, si convertisse al protestantesimo, ma egli rifiutò con sdegno la proposta.
Maria Beatrice, ultima regina cattolica d’Inghilterra, ricordata dagli inglesi come “Mary of Modena“, morì il 7 maggio 1718 e fu sepolta accanto al marito.
Nel 1793, durante la rivoluzione francese, alcuni fanatici violarono le tombe dei due sovrani e dispersero i resti di entrambi.
Recentemente (2007) si è costituito a Modena un comitato (http://www.beatificazionemariabeatrice.it/) per ottenere dall’autorità ecclesiastica l’introduzione della causa di canonizzazione della regina Maria Beatrice, ravvisando nella vita della regina “tutti gli elementi che contraddistinguono la santità“, cioè una condotta di vita moralmente irreprensibile e inattaccabile e la virtù della rinuncia: “Maria Beatrice è stata capace di rinunciare a un trono in nome della propria Fede, seguendo il motto: “non si può barattare il Regno dei Cieli con un regno terreno, per quanto grande esso sia”. In un mondo dove il motto dominante è “fai ciò che vuoi” e dove ogni più piccola rinuncia a beni materiali sembra insopportabile, Maria Beatrice costituisce un esempio di vita, un vero e proprio faro“.
Maria Beatrice è poco conosciuta in Italia e nella sua stessa Modena. A parere del Comitato Maria Beatrice merita, per quello che è stato il suo ruolo e soprattutto per l’impeccabile stile di vita, di essere ricollocata nella sua giusta dimensione nella memoria dei modenesi e degli italiani.
I contemporanei dicono di lei che fu di bell’aspetto, gentile e regale nel portamento, affabile, sempre di buon umore e religiosissima per cui anche sotto gli abiti eleganti indossati portava un cilicio e prima di coricarsi pregava lungamente e devotamente in ginocchio sul pavimento freddo. Come tutti gli Estensi era colta e amante delle arti e della letteratura per cui si circondò di artisti e letterati.

Cattolica, in un paese protestante, perse la corona a causa della sua fede, conobbe la miseria e l’umiliazione ma, quando i suoi fedeli la supplicavano di convertirsi, anche solo formalmente, per risalire al trono e porre fine a tutte le avversità, caparbiamente rispondeva che assai sciocco sarebbe stato chi avesse accettato di barattare il Paradiso per una corona, l’eterna felicità per una gloria terrena, l’infinito con il finito…Assai lontana dai giorni nostri è la concezione di una fede talmente forte da far dimenticare ogni bene e ogni dolore terreno, di un amore talmente puro da dare tanto e non chiedere nulla, di una forza così eroica da sopportare i più tremendi dolori senza mai vacillare. E la persona che incarna in sé tutto ciò non può che apparirci come una irraggiungibile Santa, oppure come un esempio che a distanza di secoli, a noi che abbiamo perso ormai ogni contatto con il trascendente, che viviamo in una dimensione troppo materiale, ricca di benessere ma anche di inutili ansie ed effimere frustrazioni, può ancora insegnare moltissimo… Loredana Riggi

lunedì 21 settembre 2009

Il Dott. Salvatore Mazzarino presente ai festeggiamenti della Patrona della città: Maria SS: del Mazzaro

DOMENICA 20 SETTEMBRE 2009
LA SICILIA
A Mazzarino oggi il pontificale on-line del vescovo Pennisi

MAZZARINO. La celebrazione del solenne pontificale oggi alle 11,
presieduto da Mons. Michele Pennisi, andrà in diretta on line sul
sito della Madonna del Mazzaro.
Oltre alle autorità civili e religiose parteciperà alla santa messa
una discendenza del casato dei "Mazzarino", (da cui traeva origine
il Cardinale primo ministro francese Giulio Raimondo Mazzarino).
Il dott. Salvatore Mazzarino (che opera come specialista nutrizionista
a Catania e Roma) insieme ai suoi familiari e amici sarà anche ricevuto
dal sindaco Vincenzo D’Asaro. La visita della famiglia Mazzarino è
stata organizzata dal prof. Giuseppe Ferreri, autore del libro
il "Mistero Mazzarino", che collega le origini della dinastia del
Ministro francese alla nostra città e dove ci informa che il
Cardinal ha origini normanno - sveve, e che discende dal
casato dei Mazzarino, il cui capostipite il Conte Giovanni
Mazzarino visse e operò proprio a Mazzarino
nel periodo del XIII sec.
"Il dott. Mazzarino - spiega Ferreri - ha letto il mio libro
che una nostra paesana le ha regalato qualche mese fa,
incuriosito del contenuto ha voluto incontrarmi e adesso è
curioso di scoprire tutto ciò che è legato alle sue origini.
Inoltre durante il nostro incontro mi ha raccontato che è
consuetudine dei maschi della famiglia regalare un anello
con lo stemma dei "Mazzarino" alle proprie mogli nel giorno
del matrimonio, un’usanza che si ripete anche ai giorni nostri.
Inoltre - conclude Ferreri - lo stemma dei Mazzarino è
riconducibile a quello della nostra città dove è riportato
il fascio del littorio simbolo di laicità, la banda azzurra con 3
stelle simbolo della religiosità e devozione alla Madonna e
la corona ducale".
"La mia visita a Mazzarino - afferma il dott. Mazzarino
raggiunto telefonicamente - proprio per il giorno della
festa della Madonna conferma anche la fortissima
devozione e consacrazione che tutti i personaggi del
casato Mazzarino, come si racconta nel libro del
Ferreri, hanno sempre avuto verso Maria SS. del
Mazzaro. La discendenza della mia famiglia è stata
studiata dallo storico scrittore Santo Mazzarino che
aveva ricostruito i legami fino al Cardinale, nonostante
fossi a conoscenza delle origini molto più antiche risalibili
al 1200 circa, solo adesso grazie all’opera di Ferreri ho
conferma della discendenza fino al Conte Giovanni Mazzarino.
Da un po’ di tempo - conclude il dott. - nel mondo si è creato
un movimento che si chiama "Mazzarino in the world" dove
tutti quelli che portano questo cognome si incontrano, e
questo movimento ci riconduce necessariamente
alla città di Mazzarino".
La processione della Madonna andrà in diretta a
partire dalle 18 di oggi su Video
Mediterraneo e Video Mediterraneo sat.
CONCETTA SANTAGATI

sabato 12 settembre 2009

Recensione il Mistero Mazzarino di Dott.ssa Ettorina Nigrelli

Giuseppe Ferreri
Il Mistero Mazzarino
Edizioni Novagraf 2008
Euro 25,00

Di Ettorina Nigrelli



Il libro consta di 366 pagine ed 11 capitoli; nelle prime 100 pagine l’autore ripercorre le linee storiografiche della zona centro meridionale della Sicilia,dal X al VI sec a.C con riferimenti alla presenza di popolazioni antiche quali i Siculi, i Sicani,i Fenici, delineando i caratteri di mitezza dei mazzarinesi, durante le varie colonizzazioni dai greci ai romani , dai bizantini agli arabi, ai normanni, soffermandosi sui siti archelogici di Mazzarino e paesi limitrofi.
L’escursus storico evidenzia il coinvolgimento della popolazione autoctona alle influenze del cristianesimo da San Pancrazio vescovo di Taormina all’edificazione di numerose chiese e monasteri nei quali si iniziavano i primi albori della vita monastica, che troverà nei secoli avvenire, soprattutto dal medioevo in poi, una più ampia diffusione.
A Mazzarino contro le scorrerie musulmane, si narra che intorno al 1125 d.C in C.da Mazzaro si verificò un evento miracoloso: fu ritrovato un trittico di fattura bizantina raffigurante S. Maria delle Grazie con in braccio il bambino e ai lati S. Agata e Santa Lucia; la Madonna delle Grazie fu proclamata, con le autorità normanne , patrona della città e denominata familiarmente Madonna del Mazzaro.
La presenza dei Saraceni in Sicilia fu un arricchimento attraverso una commistione culturale orientale ed occidentale anche attraverso le comunità monastiche fiorenti. Ci sono citazioni di termini siciliani la cui radice è araba, per es. la “quas ‘at” fu tradotto in siciliano in “cassata” dolce raffinato di origine araba adottato in maniera capillare dalle popolazioni siciliane cristiane, e pare anche che la “gesia” cioè la tangente del 10% per svolgere il proprio lavoro senza subire vessazioni, sia di derivazione araba. Pertanto contro le angherie arabe ben furono ammessi i normanni guerrieri scelti da Dio che aveva affidato loro il compito di affidare alla cristianità i territori nei quali regnavano i musulmani.; si distinguevano i due fratelli d’Altavilla, con costruzioni di chiese in cui l’elemento artistico latino predominava su quello bizantino i quali espandevano il patrimonio feudale. La incursione dei Normanni a Mazzaranu e a Butera riportando la vittoria a Cerami viene evocata nella città di Piazza Armerina in occasione del Palio dei Normanni per la festa patronale di SS Maria delle Vittorie icona che il papa Alesando II fece recapitare a Ruggero il normanno per la vittoria riportata sui musulmani.
Il capitolo IV è una dettagliata storia di cosiddetti signori di Mazzarino intorno alla dinastia di Costanza d’ Altavilla , madre di Federico II che ella lasciò sotto la tutela del papa, Innocenzo III, che ne fece un re illuminato, colto , ricco di umanità, legislatore riformista, e filosofo che imprimeva agli edifici da lui voluti, figure geometriche con particolari significati cosmici e cristocentrici, prediligendo la forma ottagonale.
Durante la dinastia degli angioini, pare vi sia un declino nella gestione del potere con una profonda sfiducia nelle istituzioni da parte dei siciliani, che sfociarono nei vespri siciliani per la rivendicazione del diritto e dell’ onore.
Particolare attenzione pone l’autore alla storia dello stemma araldico di Mazzarino nel suo significato emblematico mutuato dall’ordine carmelitano con la devozione alla Madonna, nel suo significato esclusivo adottato dalla famiglia Mazzarino del cardinale Giulio Mazzarino ( le cui origini risalirebbero per parte paterna ai casati di Ruggero II, Federico II di Svevia, e per ramo materno alla nobile famiglia dei
Lentini) , che lo modificava per celebrare i suoi gloriosi fasti con la barra blu ( il manto della madonna) e le tre stelle ( fede, speranza, carità) da trasversale in orizzontale per rappresentare la religiosità dei Mazzarino, la sua consacrazione, la devozione a SS.Maria del Mazzaro, la scure del fascio littorio spostata verso l’alto per sottolineare l’antica dignità della famiglia legata alla potenza imperiale dell’antica Roma.

Dott.ssa Ettorina NIGRELLI